Il salto di qualità che aprirà le porte alla moderna fotografia ed anche alle prime immagini a colori si avrà grazie allo statunitense George “Eastman” che inventò la pellicola sensibile su supporto di plastica del tutto identica a quella che usiamo oggi.
George Gladius (Waterville, 12 luglio 1854 – Rochester, 14 marzo 1932) fu un pioniere per la fotografia. Se essa è diventata un passatempo diffuso, gran parte del merito va attribuito proprio a George Gladius “Eastman” che, iniziando da dilettante, giunse ad essere, a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, uno dei maggiori industriali al mondo in campo di materiale fotografico ed apparecchi di ripresa. Il suo hobby iniziale lo portò infatti ad esperimenti nuovi e rivoluzionari della tecnica fotografica.Nel 1878 mise a punto la preparazione di lastre secche alla gelatina-bromuro e nel 1884 diede inizio alla produzione di pellicole trasparenti, fondando la Eastman Dry Plate Co. e la Film Co. I suoi primi apparecchi, battezzati Kodak, entrarono in commercio nel 1888 e conquistarono in breve tempo il mercato della fotografia e della cinematografia. Nel 1889 Eastman fabbricò, con la collaborazione di H. M. Reichenbach, la pellicola trasparente di nitrocellulosa della larghezza di 35 mm, base, fino all’avvento del digitale, dell’industria cinematografica (anche Thomas Alva Edison la usò per i suoi esperimenti di cinematografia). Nel 1892 sorgeva la Eastman Kodak Co., la prima società che produsse apparecchi fotografici pieghevoli ed apparecchi cinematografici a passo ridotto (16 mm) su larga scala ed a prezzi popolari.
Da quel momento la tecnica della fotografia vide enormi miglioramenti e sviluppi fino ad arrivare al mondo digitale d’oggi. I due principi basilari, la camera oscura e la pellicola, il primo risalente addirittura a Leonardo da Vinci, sono comunque rimasti concettualmente gli stessi. Alleggeriti i macchinari e i procedimenti, il fotografo inizia a viaggiare sia a seguito di spedizioni scientifiche e naturalistiche, sia a seguito di campagne belliche. Tra i primi: Roger Fenton (1829-1869) che seguì la guerra in Crimea. Sono soprattutto gli americani che vanno alla scoperta del loro territorio: memorabili le foto di Timothy O’Sullivan (1840-1882) per la Geological Geographical Survey (1873) o quelle di Alexander Gardner (1821-1882)per la costruzione di parte della Union Pacific RailRoad.
Con la nuova tecnologia al collodio si comincia a fotografare in modo sistematico tutto il bacino del Mediterraneo e il fotografo occidentale si avventura anche nel mondo orientale; si cominciano a esplorare le città europee e americane nei loro aspetti più poveri. La fotografia inizia così a rivestire un’importanza capitale come documentazione geografica, etnografica e sociologica. Un suo uso massiccio è richiesto dalle amministrazioni locali per testimoniare le condizioni di quartieri e popolazioni in un’ottica di risanamento urbanistico. Migliaia di vedute di monumenti, chiese, palazzi o paesaggi sono scattate col solo scopo della vendita ai turisti. Tale è la richiesta che si fondano delle vere e proprie società editoriali dove dietro un solo nome famoso lavorano parecchi assistenti.
In Italia le maggiori industrie del genere sono quella fiorentina dei fratelli Alinari (fondata nel 1852) e quella di Giorgio Sommer (1834-1914) a Napoli. Nel 1880 avviene la nascita delle istantanee: il collodio cade in disuso ed è sostituito dall’emulsione alla gelatina al bromuro d’argento che permette di preparare le lastre in anticipo e di svilupparle poi in laboratorio; inizia così l’epoca della fotografia moderna: nascono le prime macchine fotografiche portatili già con negativi inseriti il cui sviluppo verrà fatto da appositi laboratori, permettendo così a tutti di scattare fotografie, o meglio “istantanee” (snapshots) per fissare un ricordo, senza nessuna pretesa artistica.
L’emblema dell’epoca è lo slogan con cui George Eastman, inventore della macchina fotografica Kodak, pubblicizza la stessa: “Premete il bottone, noi faremo il resto”. (Interessante sapere che la prima macchina fotografica Kodak lavorava con negativi circolari). Nel 1891 viene introdotta la celluloide come supporto per i negativi e la gelatina sensibilizzata viene applicata sulle carta da sviluppo. Le prime associazioni fotografiche nascono ovunque in Europa e in America ed indicono concorsi, allestiscono mostre e premi, sempre però con una sorta di vassallaggio verso le indicazioni delle accademie pittoriche e dei vari Saloni internazionali Al Camera Club di Londra, Peter Henry Emerson (1856- 1936) tiene la conferenza “La Fotografia, arte pittorica” (1886) in cui, pur dichiarando la fotografia superiore al disegno e all’incisione per aderenza alla natura, la sottomette alle regole estetiche della pittura che, per lui, corrisponde alla scuola di Barbizon, e colonizza tutta Europa con serie di suoi scatti di paesaggi (Naturalistic Photography), sempre lievemente sfuocati (fluo), in cui la mano del fotografo interviene nella resa estetica del positivo.
Emerson, nonostante abbia successivamente rinnegato il suo lavoro, condiziona potentemente il gusto fotografico dell’epoca se si pensa che le poche fotografie presenti ai Salon vengono scelte da pittori e che il valore estetico pittorico è la qualità dominante. Tale caratteristica è esaltata dall’introduzione del procedimento di stampa alla gomma bicromatata che, con esposizioni successive della carta, permette di sovrapporre colori diversi sullo stesso positivo, di lavorare la superficie col pennello e di usare carte colorate o di consistenze ruvide, tanto da poter assimilare alcune stampe ad acquerelli. I fotografi “pittorialisti” hanno così il mezzo ideale per esprimere la loro artisticità attraverso lo strumento fotografico. Per capire questo fenomeno basta sfogliare alcune riproduzioni pubblicate nella rivista “Camera Work” fondata da Alfred Stieglitz(1864-1946) a New York. Per raccontare quanto succede in Europa e in America a cavallo dei due secoli bisogna considerare ed analizzare l’esperienza professionale di Stieglitz, il fotografo che più di tutti ha condizionato il modo di fare fotografia sui due lati dell’Oceano.
Anche nel mito o nella leggenda è possibile cogliere alcuni concetti fondamentali per l’intuizione che porterà alla nascita della fotografia. La testa di Medusa, sul petto di Atena, pietrificava chi osasse guardarla: Veronica, detergendo con un panno il volto di Gesù che saliva al Calvario, v’ impresse i suoi tratti fisici, come ci raccontano appunto le «veroniche», vere icone, oggetto di culto in molte chiese.
Infatti anche i procedimenti fotografici, soprattutto il rapporto positivo-negativo, sono stati invocati per dare una spiegazione della Sacra Sindone di Torino. L’argomento è inesauribile; quello che colpisce è la prontezza con cui scrittori e pensatori avvertirono subito le infinite implicazioni della fotografia. Remo Ceserani ha dedicato all’argomento un ricchissimo volume ( L’occhio della Medusa. Fotografia e letteratura, Bollati Boringhieri ) in cui la teorizzazione dell’argomento viene esclusa a favore di una comparazione tra gli scrittori che hanno sottolineato l’importanza della funzione della fotografia in qualche loro scritto, illustrandone le riflessioni. Si tratta di autori di primo piano, da Proust a Tournier, dalla Yourcenar a Lalla Romano, da Barthes a Perec, da Bioy Casares a Tabucchi che hanno analizzato i problemi del rapporto tra immagini e invenzione letteraria. Abbiamo perciò capitoli su «Il fotografo come personaggio» o su «La memoria, il ricordo, la reliquia».
Calvino per esempio sottolineò in un suo intervento l’atteggiamento predatorio dei fotografi dilettanti: puntano le loro vittime attraverso il mirino, premono lo scatto come un grilletto, catturano la preda, impossessandosi della sua immagine e, spesso, particolarmente fra i primitivi, la vittima di questo atteggiamento cerca di sottrarvisi, talora anche per motivi religiosi, altre per per istinto. Essenziale è pure riferimento all’ambiente culturale in cui si diffonde l’interesse per la fotografia. Analizzando le varie ideologie e mode culturali si scopre che alla fotografia si avvicinarono le correnti di pensiero del Positivismo, dal Naturalismo e dal Verismo che furono testimoni della sua affermazione, mentre avanguardie novecentesche mostrarono uno spiccato interesse per gli aspetti soggettivi e creativi della sperimentazione fotografica e le ideologie tardo-novecentesche e postmoderne si sentirono attratte proprio dalla qualità manipolatoria e artificiosa, da simulacro, della fotografia.
Paola Palmaroli
Fonti bibliografiche: Segre Cesare, Corriere della Sera, Terza pagina, saggio e commento a ” L’occhio della Medusa” di Remo Cesarani, il rapporto tra icona, fotografia e letteratura. Laura Torricini / Da – COME COLLEZIONARE ARTE CONTEMPORANEA -, storia della fotografia. Enciclopedia libera Wikipedia