Una delle prime cose che abbiamo appreso studiando fotografia è che mettere il soggetto al centro dell’immagine può risultare banale, controproducente, non creativo. Come per tutte le “regole” parliamo di considerazioni generali e non dogmi, da assumere come uno dei dieci comandamenti per i religiosi.
Se è vero che spesso il dislocamento di elementi di scena in altre posizioni (ad esempio nei famigerati “terzi”) risulta favorevole ad una buona composizione, è altrettanto valido insistere su una posa al centro quando vogliamo conferire la massima forza ad un soggetto, soprattutto quando questo è nettamente preponderante a livello formale e narrativo.
Anche in questo caso esiste un lessico in generale da rispettare: questo avviene quasi automaticamente in un formato “square”, con più attenzione in landscape, più difficile in portrait.
Con convinzione, esperienza e buon gusto di può quindi creare una fotografia perfettamente centrata senza suscitare critiche. E’ una scelta che spesso ho adottato per le foto di ambiente urbano, quando ho voluto conferire staticità, simmetria e forza alla composizione.
Gli esempi che ho scelto per questo articolo sono tutti ottimi e ben funzionanti nell’ottica di cui sopra.
Francesco Finotto presenta una composizione perfettamente “centrata” sia per il soggetto, sia per la linea di orizzonte. Da notare anche l’equilibrio dei pesi ai lati (ombra e pontile). Diciamo una bella foto, molto didattica per questa discussione.
Nella stessa direzione di “staticità” lo Still Life di Marino Scalas, dotato di un assoluto protagonismo del soggetto, con una vena di colore che sbilancia in questo caso piacevolmente la composizione e ne conferisce un punto di richiamo dell’occhio per la sua rilettura.
Riflesso e doppia esposizione rispettivamente per Francesco Nigi e Marina Tomasi. Due dinamiche differenti: più articolata per la lettura dell’autoritratto di Francesco (ma se notate tutti gli elementi narrativi sono al centro) e molto raffinata per il ritratto di Marina.
Anche con soggetti quali umani ed animali la fotografia “centrata” può funzionare benissimo, quando essi (i soggetti) diventano assoluti protagonisti della scena, come nel caso delle foto di Sabrina Boem e Sandra Požun. Quest’ultima ci presente una “natura morta” di grande forza narrativa, mentre il simpatico micio (o micia) di Sabrina, che troviamo in apertura dell’articolo, è ripreso magistralmente in un ambiente non facile (per gli elementi di distrazione presenti).
In definitiva fotografare con soggetti al centro non significa propriamente andare contro le “regole”, in quanto onestamente non esistono controindicazioni a prescindere. Di certo si deve scegliere la scena giusta per far correttamente funzionare il racconto e non penalizzarlo in quanto è una scelta che tende a rendere “statica” e “solida” la composizione e quindi non è adatta a scene di spiccata dinamica.
Fetch
Le Immagini sono di Francesco Finotto, Marino Scalas, Francesco Nigi,
Marina Tomasi, Sabrina Boem, Sandra Požun
La Gabbia Armonica, Marzo 2017
Mi sembra un buon commento. Completamente condivisibile, che apre a una discussione sui concetti di forma chiusa e aperta e superficie e profondità essenziali per la storia dell’arte prima che della fotografia.